Sunday, January 28, 2007

Basta BigMac nel cinema italiano

Notizia di cronaca (rossa, aggiungerei), tratta da una fonte filo-governativa (che a me tanto filo-governativa non sembra) quale il Corriere della Sera: i cari Onorevoli di Rifondanzione hanno firmato un disegno di legge che limiterebbe il numero di filmextraeuropei (leggi americani, ndr) proporzionalmente a quelli europei (leggi film italiani, inglesi, buglari, romeni, spagnoli, albanesi, ecc.), Un disegno di legge che mi lascia allibita, sia per il fine, sia per i mezzi.
Perché?
Lo scopo sarebbe quello di diffondere maggiormente il cinema italiano, dato che la concorrenza americana lo schiccia, e gli spettatori -poverini- non hanno molta alternativa.
La rivalutazione del cinema italiano (che non sarebbe di certo la rivalutazione dei film di boldi-de sica, ma temo di avati, rubini, ecc.) in linei di principio potrebbe essere anche una buona idea, rivalutare un prodotto italiano, nostrano, di qualità. Ma..aspetta aspetta....la sinistra si occupa di nazionalismo?
La sinistra si sta occupando di nazionalismo?
Qui c'è qualcosa che non quadra, perché ai cari compagni non è mai piaciuta l'idea di Nazione, e quindi non penso che le brillanti menti che popolano le sedie del Parlamento rosso siano mosse da cotanto sentimento di nazionalità, figuriamoci di nazionalismo.
Potrei leggerci un certo interesse a promuovere i film degli amici-compagni registi, che sono spesso tanto amici-compagni dei deputati rossi, maessendo solo ipotesi non dimostrabili, meglio non approfondire.
A parte quindi la contraddittoria spinta nazionalistica che anima le fiamme rosse, ideologicamente inappropriata e non coerente per un partito di estrema sinistra (leggici presa in giro per quelli che credono ancora nell'ideologia sinistroide-comunista, ndr), ora esaminamo il MEZZO.
Abbiamo illustrato il FINE, ora parlaimo del mezzo.
Il mezzo sarebbe quello di limitare la concorrenza.
Allucinante. Perché? Perché limitare la concorrrenza (americana) vuol dire limitare la libertà di diffusione, e a scrivere queste parole un brivido mi percorre la schiena, temo di essere attrice e spettatrice di un'involuzione.
Forse i cari compagni non si rendono conto che quello che propongono ha un retrogusto demodé, essi perseguono un'idea di accentramento del potere statale, un desiderio di controllo sfrenato, visibile anche nella loro stramaledetta finanziaria antiquata.
E' facile cari i miei rossastri promuovere qualcosa limitandone un'altra.
E' come avere due piatti della bilancia, se un diventa più pesante, l'altro sale. Il vostro modo di risolvere i problemi in Italia è assia singolare, voi volete un'uguaglianza bislacca che ci rende delle formiche nell'economia mondiale, ma questo è un altro discorso.
E sono preoccupata da questo crescente potere dello Stato, sia perché soffro di claustrofobia, sia perché con le vostre manie di uguaglianza state riducendo l'Italia ad un asilo per extra comunitari, ladri, cinesi, ecc.
Quindi ricapitoliamo: il fine è promuovere il cinema italiano, usando come scusa un sentimento di nazionalismo, il mezzo è limitando la libertà.
Il Parlamento italiano dovrebbe essere lo specchio della società italiana, e temo che lo sia.
Qualcuno questa gente la vuole, chi? Forse i più deboli, che hanno bisogno di sentirsi tutelati, che sono facilmente influenzabili, ma allora dov'è la vera libertà? E' nel permettere ad un indivudio di non lasciarsi abbindolare da questa gentaglia bogotta e distruttiva, nella possibilità di mandarli a casa, oppure è nel poter alzare il braccio sinistro con il pugno?

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